La mia vita come reporter tedesco, di Joachim Lottmann.

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CAT_IMG Posted on 3/1/2010, 00:49




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Grazie a Seipht per la traduzione.

Joachim Lottmann (53 anni) è un giornalista e scrittore tedesco. Nella sua carriera giornalistica ha pubblicato articoli per giornali importanti tra cui lo Spiegel (di cui curava la pagina di cultura). E' inoltre un importante saggista e tratta spesso di attualità e costume.

"Auf der Borderline nachts um halb eins. Mein Leben als Deutschlandreporter" [Sul confine, di notte, alle 12 e mezza. La mia vita come reporter tedesco.] è stato pubblicato a settembre 2007. Il capitolo 26 (pag. 140-156) tratta dei Tokio Hotel come fenomeno sociale.
PDF da scaricare: http://www.taz.de/download/Lottmann_Borderlinebuch.pdf

26. Out of Magdeburg - Perchè i Tokio Hotel sono i nuovi Beatles

In origine c'erano i pregiudizi. Loro (i Tokio Hotel) si truccano gli occhi col kajal e sembrano personaggi dei fumetti giapponesi. Loro (i Beatles) consistono solo di stupide pettinature a caschetto e della parole 'Yeah, yeah, yeah'. Loro (entrambi) sono solo creati da abili manager. Nel frattempo sappiamo che non si può dire nulla di più stupido su tali fenomeni della storia della musica.
Bill Kaulitz (16), il graziosissimo cantautore del gruppo, ha il viso perfetto - da utilizzare come mezzo per raggiungere i suoi fini. Ed evidentemente sono tutto ciò che serve per ipnotizzare le masse e trascinare la gente. Come tutte le vere superstar, lui ha - e gli occhi spalancati, il suo particolare entusiasmo e il suo essere distante lo enunciano - qualcosa di completamente fuori di testa. E' mania pura. Nessuno l'ha creato. E' così come lo vediamo, come già era all'età di nove anni. Ci sono foto che lo testimoniano. Quelle raffigurano entrambi i fratelli a nove anni come figurine in miniatura dei Tokio Hotel di oggi su un placo di legno a Magdeburgo, con le stesse pettinature: capelli blu-neri, con chitarre per bambini e occhioni scuriti dal kajal l'uno, biondo e con un cappellino alla baker boy l'altro. Nessun manager fin qui. Il suo gemello omozigote Tom Kaulitz non fa una figura peggiore. Dal punto di vista della pura genetica, ha ovviamente il suo stesso taglio del viso. Ma quante volte i gemelli sono allo stesso tempo uguali ed estremamente opposti. Per i fratelli degli Oasis si sprecano leggende sui loro peggiori litigi. Tom si veste in un modo completamente diverso, non ha niente di maniacale - al contrario, agisce in modo estremamente razionale. Sul palco garantisce uno stabile "tappeto" sonoro sul quale il fratello Bill, eccentrico frontman e catalizzatore di sguardi, fa esercizio come una ginnasta ucraina alle Olimpiadi. Per i fratelli l'opinione pubblica è del tutto ininfluente. Sebbene siano giovani, sono tutt'altro che inesperti. Per lo meno Bill è stato un classico bambino prodigio - e lo sapeva. Come Mozart ha scritto le sue prime canzoni a sette anni. E' un vero talento per quanto riguarda i testi. Tra dieci anni sarà riconosciuto come una figura di spicco tra gli autori di canzoni.
Com'è possibile che i media continuino a comportarsi come se i Tokio Hotel fossero una di quelle innominabili band da casting progettate da uomini di una certa età come Dieter Bohlen? Non notano che qui sta maturando un movimento di massa? Che le ragazze svengono a migliaia (come per i Beatles) mentre le band da casting vanno avanti solo col playback? I Tokio Hotel sono il primo autentico movimento giovanile comparso negli ultimi dieci anni. Almeno finora i giornali l'hanno notato: la giovane band attrae lettori. Il quotidiano Bild ha recentemente scritto un articolo in grande stile sul fatto che i Tokio Hotel siano stati al concerto di Robbie Williams. Come spettatori. E si sono annoiati. In allegato una grande foto a quattro colori dei visibilmente annoiati gemelli Kaulitz. Del grasso Robbie solo una piccola foto in un angolo. Tempo fa nessuno se ne sarebbe ragionevolmente interessato, diciamo noi: la gente è più allerta nei confronti di artisti affermati senz'anima come Williams, Britney Spears & Co, sui quali Tom afferma - a ragione - che chi non scrive le proprie canzoni non è una star, ma piuttosto l'attore di una star. Chi ha visto l'ultima volta il panzerotto-Williams [il "panzerotto" a cui si riferisce è un dolce tedesco, il Dampfnudeln. N.d.t.] sulla rampa a Berlino, ha rimpianto i tempi del vecchio Elvis. Questo appena prima che cantasse 'I did it my way' di Frank Sinatra - l'intramontabile spiegazione di bancarotta di ogni interprete davanti alla gioventù.
Nessun'altra band dall'invenzione degli apparecchi di registrazione ha mai venduto così tanti biglietti dei concerti in Germania quanto loro. La critica dice che questo è dovuto al management che probabilmente vuole spillare un sacco di soldi dalla Tokio-frenesia; e nell'era della pirateria si può puntare solo alla vendita dei biglietti. Sbagliato! I ragazzi sono veramente dipendenti dalle loro esibizioni. Non ne hanno mai abbastanza. Perchè sono in contatto con i loro fan che considerano la loro vera vita. Chi li ha visti sul palco non ha altre domande da porre. Alla fine di ogni canzone Bill parla con i fan. Fa loro delle domande, parla di sè, li fa salire sul palco, lascia che uno o tutti cantino con lui. E' la persona più felice sulla faccia della Terra. E parla sempre nel suo tono di voce studiatamente affannato ed euforico, una sorta di dialetto giovanile autoctono, con i suffissi strascicati e le parole abbreviate com'è tipico dei bambini. E allo stesso modo canta. La parola "anders" la canta come "andaas", "nicht" sarà sempre "nich", "beschissen" diventerà "beschissn" e così via. E nemmeno conclude i toni, ma se li trascina, li alza e li abbassa come un bambino che urla. Non riesco a pensare che a questo ci abbia pensato un manager! A suo beneficio: dal primo fino all'ultimo venerdì Bill ha cantato il solo album registrato quando aveva 13 anni - ancora prima del cambio di voce! Si trattava quindi del primo vero CD pop che è stato registrato da dei bambini. Questo spiega l'affinità che hanno i fan - per la maggior parte preadolescenti - con i loro idoli.
Naturalmente non è solo questo. I testi non sono sentimentali-bla-bla in un inglese di fantasia, ma sono forti, seri e contrassegnati dai pesanti attacchi di dolore verso tutto e tutti tipici di questa età, fino ad arrivare a desideri suicidi: "Wenn nichts mehr geht, werd' ich dein Engel sein..." [Quando non c'è più niente da fare, sarò il tuo angelo...] Il giorno peggiore della vita non è quando "meine Braut einen anderen fickt, Mann" [Mia moglie si scopa un altro, amico], ma piuttosto quando i genitori si separano. Questo viene gridato al mondo e il rapper da casting a Star Search a confronto sembra solo un idiota. Lo è pure. Mi permetto di dire tutto questo, comunque, perchè ho parlato col gruppo per circa 7 ore e mezza, diluite in 6 settimane, poi gli ho telefonato, li ho osservati da vicino, ci ho riflettuto sopra, ho avuto modo di conoscere le loro bellissime groupie dalle gambe sinuose scelte da loro in persona e alla fine ho anche vissuto l'esperienza di un concerto allo stadio Glückauf della FC Schalke con 18.000 fan, tra cui mia nipote Hase. Hase mi ha portato con lei. E' stato difficile, soprattutto a causa delle urla acute dei fan, cioè i migliaia di stridii iniziali, come di stormi di gabbiani in volo; il fermo, distante, quasi rassicurante continuo urlo prima dell'inizio del concerto che, con la prima apparizione di Bill Kaulitz, diventa un rumore completamente diverso per cui non ci sono parole. Le donne urlano così nei film horror quando King Kong avanza verso di loro. Oppure come certi roditori, non so quali...
Bill è un fervente fan di Nena. Chi delle affermate rockstar della cosiddetta "Seconda Nuova Ondata Tedesca", 'Juli', 'Silbermond', 'Wir sind Helden', oserebbe dire una cosa simile? Al massimo Judith Holofernes [cantante dei 'Wir Sind Helden', musicista e compositrice. N.d.t.], l'altro grande talento in merito alla scrittura dei testi. Pare che lei e Bill siano in rapporti amichevoli. Tom in un'intervista a SPIEGEL: "Se Bill e Judith si incontrassero per caso da qualche parte, magari ad una di queste premiazioni come gli 'Echo', scherzerebbero insieme per ore". A Bill piace Judith, ma venera Nena. A tal punto che imita la sua acconciatura, il suo abbigliamento, la sua camminata. Ma non osa telefonarle. Bill è bulimico? Ha ritardato la sua età della pubertà attraverso l'anoressia per stare più vicino ai propri fan? No, no, tutte scemenze. I ragazzi mangiano con appetito tutto ciò che viene loro presentato ai buffet. SPIEGEL ha potuto osservare come loro abbiano gettato le loro borse in un angolo e si siano avventati come locuste sui dolci al cioccolato, bocconcini appetitosi e frutta. Ma perchè non hanno la ragazza? "Non abbiamo la ragazza!" esclamano all'unisono diverse volte al giorno, quando la stampa glielo chiede. Sì, perchè? Non è strano? Può essere? Non è che c'è dietro la malefica PR? Ad ogni modo, il giornale Bild scrive: "I Tokio Hotel rendono le nostre figlie delle ninfomani?" E questo potrebbe forse funzionare solo se pensassero che i ragazzi sono disponibili. Sono vere due cose. Primo: le ragazze fan, che siano alla soglia o nel mezzo dell'età puberale, lanciano sempre i loro reggiseni sul palco. Gridano a migliaia: "Wir wollen eure Schwänze sehn!" [Vogliamo vedere i vostri ca**i!] E poi cantano a gran voce le canzoni con loro, come se fossero diecimila bambini che cantano con voci del tutto innocenti 'Alle Vögel sind schon da' [E' una canzone per bambini conosciutissima in Germania. N.d.t]. In un certo qual modo, è tutto un grande paradosso se si considera che gran parte delle fan sono lì con i genitori! La Germania è proprio diventata un Paese di genitori amorevoli. Bhè, dei genitori amorevoli single. I padri single preferiscono guardare le belle madri degli altri bambini piuttosto che il palco. Ma passiamo al punto due: i fratelli Kaulitz sono davvero single, ma è solo un caso. Bill ha già avuto delle ragazze fisse e Tom preferisce l'"avventura", come lui chiama gli one-night-stand (in questo caso il termine è calzante). Bill, quello carismatico, crede fermamente nell'amore eterno per una donna, quella del destino. Questo benchè abbia piacere a parlare con le fan; infine ha il gene del Messia e ama la gente, anche se non ci fa sesso. Gli altri due ragazzi, Gustav e Georg, fanno del normalissimo sesso con le groupie. Ma loro, questi comunissimi ragazzi, si ritrovano solo nel ruolo di Ringo Starr e di George Harrison. Sono stati con loro fin dall'inizio e quindi andranno avanti fino alla fine. I quattro sono dei veri amici, i manager non lo capiranno mai. Chi nell'ultimo secolo ha giocato con le biglie a Magdeburgo non arriverebbe mai a piazzarsi di fronte afro-, indo- o cino-tedeschi recuperati con un casting solo perchè "colpiscono di più in TV".
Sono i nuovi Beatles? E' davvero possibile dopo più di 40 anni? I musicologi confermano la tesi. Venerdì uscirà il CD 'Der Letzte Tag', nella cui canzone omonima ci sono semitoni, ossia seconde minori, nei riff di chitarra sullo sfondo, e polifonie, entrambi ereditati dallo stile dei Beatles. La loro famosa hit 'Jung und nicht mehr jugendfrei' presenta la scala armonica Es-BC-As, proprio come 'Let It Be', l'ultimo pezzo #1 dei Fab Four. Nel penultimo singolo 'Schrei' (anche questo alla #1) l'intro ricorda inizialmente i Linkin Park o il Nu Metal. Ma poi va avanti: come in 'Help' di Lennon/McCartney, cambia da d-B-F-G in G-F-d per poi chiudersi con una vera sorpresa musicale in d-B-d-C-G-A. L'espressivo cantato ha un coraggio quasi audace per la dissonanza in cui un conoscitore dei Beatles ama riconoscere 'I've just seen a face'. E l'assoluta super-hit 'Durch den Monsun' si rivela - grazie ad una scala armonica relativamente alta, E-E4-C-C4-D-D, e ad un passaggio iniziale (E-C) come in 'Tell Me Why' dei Beatles - qualcosa di molto interessante a livello musicale e per nulla standard. 'Ich bin nich ich' insiste sul basso ad ogni colpo di batteria, proprio come - no, non i Beatles, ma come Nena! E questo conferma la classe, il livello, a cui suonano i Tokio Hotel - un lavoro plagiato non ci sarà mai. Gli intelligenti ragazzi potrebbero controbattere senza sforzo con un discorso sfacciato. Del tipo: "Auf alten Schiffen lernt man segeln [Sulle vecchie barche si impara a navigare]" (Gustav, il batterista). Anche se questa era stata la sua riposta alla domanda su cosa pensa del far sesso con una donna adulta - ma si addice anche ad altro.

>>>>ORIGINALTEXT
Stadio Glückauf a Gelsenkirchen, terzo giorno dopo la fine della febbre dei mondiali con l'eliminazione della squadra tedesca. Da qualche parte c'è gente che sente ancora di sudore, che si arrabbia coi politici. Ma qui alla Schalke [Squadra di calcio della città. N.d.t.] si fa calcio tutto l'anno. La fede calcistica tedesca è nata in questo stadio, in cui oggi suoneranno i Tokio Hotel, per cui c'è una venerazione simile. In comune hanno le urla. Solo che il fan calcistico urla solo quando c'è il gol, possibilmente alla fine della partita con un leggendario 1:0 ai supplementari, tanto che persino la cancelliera dimentica ogni inibizione e torna ad essere una ragazzina. Invece le fan di Bill Kaulitz, il carismatico cantante della band, urlano sempre. Molte ore prima del concerto, durante e anche dopo che i ragazzi sono andati a letto. E al picco del volume. Per loro è sempre gol. E' sempre il 91° minuto.
Odonkor fa cross, Klose si smarca, gol, gol, gol. Anche il rumore è diverso. Le grida dei fan non sono modulate, indistinte fra maschili e femminili, non sono determinate dal sesso, dal corpo umano, nascono piuttosto dall'euforia. Le donne urlano così: come se si trovassero davanti a King Kong. Oppure come alcuni roditori quando arriva lo tsunami.
Qui lo tsunami si chiama Tokio Hotel e anche la strada che conduce allo stadio lo prova. Centinaia di metri di pura devastazione, zaini gettati per terra, coperte, migliaia di peluches, gli ultimi averi della gente che ha resistito tutta la notte per poter arrivare vicinissima alla band nel momento di entrare in sala. La vecchia leggendaria arena dell'FC Schalke 04, uno scuro mostro con travi d'acciaio dell'epoca dell'età industriale, ospita 38.000 persone. Il concerto è completamente sold-out, persino i disabili non sono più stati fatti entrare. I Tokio Hotel non hanno mai suonato davanti a così tante persone prima d'ora. E' sbalorditivo, perchè i ragazzi di fatto hanno lanciato un solo CD e questo quasi un anno fa. Da allora ogni canzone che fanno uscire ogni quadrimestre finisce in vetta alla classifica. Solo a metà agosto dovrebbe uscire materiale veramente nuovo. Che Dio ci benedica. I ragazzi hanno combattuto duramente perchè i concerti andassero così bene. Hanno convinto la Germania con un tour senza precedenti. Persino chi non fa musica oggi deve ammettere che il concerto sul palco mette in ombra tutto ciò che è stato proposto dai tempi dei Beatles nel 1964. E' l'opposto di quanto propone la cosiddetta "band da casting". Quelli non sono altro che le più disparate combo di attori che, al segnale di Dieter Bohlen, muovono le labbra su un'insignificante musichetta lalala.
I Tokio Hotel sono la risposta ad un'industria senza scrupoli di cultura giovanile, fatta da vecchi e vecchie che della realtà dei giovani capiscono solo una cosa: che i genitori pagano. Per le suonerie dei cellulari, per i topolini della Diddle, per i CD di Madonna, per i programmi di casting, per le console dei video-games, per star di plastica come LaFee, per lo sfruttamento di "Deutschland sucht den Superstar" e gli altri prodotti di merchanding che fanno spendere miliardi alle famiglie tedesche. Ma si urla solo per i Tokio Hotel.
I bambini si creano da soli i vestiti Visual Key - da riconoscersi nei personaggi giapponesi. Così come Kaulitz & Co scrivono da sè le loro hit. Questa musica la fanno da quando avevano 7 anni. La svolta è stata la separazione dei genitori. L'intera storia suona come un fiaba, anzi meglio: come del materiale tratto dalla Bibbia e modificato, ma descritto nei dettagli. Ci sono foto del gruppo a 9 anni in cui si vede la band sul palco con le loro inconfondibili pettinature, vestiti J-Pop e movimenti. Sembrano caduti dal cielo. Non ci sono i genitori dietro tutto questo. Con il padre separato nessun contatto, la madre ancora scossa ignara di tutto. Nel bel mezzo della terra della ex-DDR nessun manager si è rivolto al J-Pop - ossia al Pop giapponese: solo dal 2008 lo hanno intuito da sè nelle grandi città dell'ovest. E dal 2010 la sezione "Cultura" dello SPIEGEL. E dal 2015 il DIE ZEIT. Viviamo in un Paese di mummie a livello culturale...
L'odio dell'affermata industria dell'intrattenimento per gli artisti emergenti è ovviamente enorme. In breve tempo sono state lanciate sul mercato nuove band improvvisate che si prendessero una fetta del successo. Ma non riescono ad emergere. Ed hanno quindi bisogno di gruppi di supporto, presentatori, spinte, strumenti per playback, filmetti soft-porno sul grande schermo eccetera. Cosa c'è dai Tokio Hotel le ore prima del concerto? Il nirvana. La band si chiude in un super rigoroso nirvana. Questo è il loro annuncio. Ce la fanno così.
Non hanno paura.
La Germania è (diventata) il Paese degli amorevoli genitori. La maggior parte dei visitatori è troppo giovane per le 22:00 e quindi li accompagnano gioiosi i nuovi padri tedeschi che guardano le belle mamme di altri figli di divorziati.
E' già da un'eternità che non esiste più il tanto decantato conflitto generazionale, dato che le famiglie non restano più insieme. E gli occasionali fumi di hashish nello stadio non vengono dai più piccoli. E neanche l'affermazione "Mann, das ist ja Woodstock!" [Cavoli, che Woodstock! - La citazione fa riferimento ad un festival tenutosi a Woodstock nel 1969, negli Stati Uniti. Si esibivano moltissimi artisti ed era considerato un evento per gli hippie del tempo. C'era libertà totale: nessun controllo, nè per droghe nè per altro. N.d.t.], quando comincia a piovere. La lunga estate calcistica tedesca termina in California.
Il concerto sarà trasmesso live su WDR, il che naturalmente costituisce un'altra bella spinta. L'umore è alle stelle. Ciò che rimane della solita eccessiva sovraeccitazione dei mondiali si fonde con l'infantile euforia ad hoc. Le urla - ed è già sorprendente che non si siano ancora fermate - si decuplicano non appena compare Bill Kaulitz. Questo nuovo grido prende tutti i nervi dell'isteria, arriva al punto da spaccare i timpani. Un mare di gente, mani alzate, un fluttuante campo di grano in estate, colpito dal sole basso, non dalle luci ben studiate. L'intero show è del tutto interattivo.
Così come le luci - e naturalmente le telecamere - sono sempre puntate sul pubblico e tutto questo è proiettato su uno schermo, Kaulitz dopo ogni canzone parla con le persone, va da loro, le fa salire sul palco, lascia che cantino con lui alternatamente una sola o diecimila persone. E indipendentemente da quanto si dica, cantano con lui ogni canzone. Dopo un anno di concitazione, ogni bambino conosce almeno i ritornelli. Con orrore ci si ricorda di alcuni tesi silenzi o dei mormorii di presunte grandi rockstar, come Bob Dylan, che tra una canzone e l'altra difficilmente tiravano fuori una sillaba. Kaulitz: "Se pensate che questo non sia nulla di speciale per noi, vi sbagliate!
Non abbiamo mai suonato davanti a così tante persone!".
Più tardi relativizzerà: a Magdeburgo ce ne sono già state 75.000, ma quella è praticamente la loro città natale. La canzone successiva la presenta così:
"Innanzitutto, le cose non vanno sempre bene se non si ha qualcuno con cui si possa parlare. Ma c'è di peggio. Come i genitori che si separano. E a noi è successo. Abbiamo scritto la prossima canzone su questo tema, quando avevamo 9 anni..."
Per fare un confronto: persino 50 Cent ha presentato così una sua canzone: "Next song... ahm... ahm... its called... ahm... Against my will... ahm". E in alternativa salta direttamente alla canzone.
Oppure Bon Jovi! Chi si ricorda ancora di Bon Jovi? O dei Guns'n' Roses?!
Ma questo, in confronto, era come il possesso di palla à la Günter Netzer. Persino Mick Jagger qui si sarebbe messo a saltare come un pazzo, sarebbe andato su è giù per il palco e sarebbe apparso come un alce ferito a confronto della leggerezza di Bill Kaulitz che sembra non avere peso corporeo. Non si vergogna di citare Nena come suo modello. La venera da quando ha sentito "Nur geträumt" a sette anni.
Il suo gemello Tom non ascolta altro che hip-hop da sei anni, cosa che non gli impedisce di accettare l'amore devoto di Bill per Nena. Buono a sapersi. Le canzoni comunque sono diverse. Georg, per esempio, è un vero figlio dei Beatles. Suo padre gli ha riempito la testa della loro musica. E lui ama suo padre.
Ma Bill ama Nena. Quindi cerca di assomigliarle. Ha adattato a sè la pettinatura della cantante. Ed ora anche il viso è simile. Con una differenza: Bill ha il viso perfetto. Ogni attrice in erba di Hollywood sarebbe contenta di avere il suo volto. Keira Knightley sembra rugosa in confronto. Cameron Diaz è come una pugile dopo aver perso un incontro. Solo la Liz Taylor degli inizi aveva un volto di una tale perfezione, di una tale espressività. E col suo viso Kaulitz, nell'era dei grandi schermi, può comunicare e diffondere un'aura che non si era mai vista prima.
Il filisteo a questo punto chiederà nuovamente: "Sì, allora è gay il grazioso Sig. Cantante?" No, ci sono state pochissime autentiche superstar della storia del pop prima di lui, pochissime come David Bowie 20 anni fa, Marc Bolan 30 anni fa, Mick Jagger 40 anni fa. Ma non ci si ferma a Bill Kaulitz. Perchè lui non è poi così diverso. Ma non è neppure come loro. Sessualmente parlando, lui è una novità. Il suo genere sessuale è quello di milioni di bambini cresciuti da soli. Più tardi generazioni di sociologi ci spiegheranno cosa significa.
Prima cosa: tutti e quattro i ragazzi dei Tokio Hotel non hanno amici. Loro amica è la chitarra. Stanno seduti in studio tutto il giorno e lì suonano nuove canzoni. Dopo il concerto ci sono due magnifiche groupie minorenni accompagnate nel camerino. Due brutti bestioni della security scortano le starlette dalle lunghe gambe, le portano come delle prigioniere nei più intimi recessi dell'area VIP; tutti gli altri riescono ad arrivare fino a lì solo con tre (!) pass. Cosa faranno con loro Bill e Tom la stampa non lo saprà mai; l'unica cosa sicura è che le due potrebbero non restare per colazione.
Il concerto impazza. Laddove i Beatles si fermavano dopo 40 minuti (anche perchè la maggior parte delle fan erano prossime allo svenimento), i Tokio Hotel vanno avanti. I medici sono in servizio non-stop. Non ci sono infatti sufficienti barelle per portar via immediatamente tutte le svenute.
In genere ce ne sono già diverse centinaia nella prima ora. Ma qui è tutto ancora una volta più grande, più sgargiante, più toccante. Un rituale davanti a cui i vecchi Inca sarebbero impalliditi. E non solo loro. Michael Jackson per primo si è improvvisamente accorto di essere un orso bruno più goffo, una marionetta più imbarazzante in confronto a questo mago. Ma con che abilità [Bill] fa ballare le masse come marionette, le fa ubbidire alle sue parole! In materia di isteria di massa, ha posto dei nuovi standard. Questo viso stupito, euforico gestisce la situazione. A confronto, persino Hitler sembrerebbe all’antica. I media sono impotenti. Scrivono articoli sulla bulimia del cantante che ritarda la sua maturazione sessuale per essere vicino ai suoi fan bambini.
Oppure parlano di un qualche manager, o PR, o produttore, o personaggio dietro le quinte che "in realtà" ha "creato" i Tokio Hotel. Tutte sciocchezze. Dai tempi di Adamo ed Eva, tutto nasce dalle persone. Il successo dei geni si spiega sempre con la loro genialità. Lo stesso vale per il flop delle band da casting: quando non c'è nulla, nulla può uscirne. "LaFee", il nuovo prodotto-star di plastica, sarà effimera. Resterà un puro successo di vendite a livello commerciale, come il formaggio "Du darfst" che oggi non vuole più nessuno. I Tokio Hotel, al contrario, sono i veri eroi della Germania e un giorno si troveranno nel Walhalla [Olimpo della mitologia nordica. N.d.t.].
I testi spesso si rifanno ad un desiderio giovanile di morte. E' solo un bene che i genitori non li prendano sul serio. Canzoni come "Wenn nichts mehr geht, werd ich ein Engel sein, nur für Dich allein" parlano del desiderio di gettare tutto all'aria dopo la prima - spesso traumatica - delusione d'amore. La giovanile idealizzazione del suicidio ("Die Unendlichkeit ist nicht mehr weit" [L'infinito non è più lontano]) spesso commuove stranamente i fan più giovani. Sembrano degli adulti commossi. La maggior parte si fa prendere dalla canzone "Leb die Sekunde" che fa nascere un estatico appagamento per il presente. Ai bambini resta davvero così poco tempo? Se sapessero di trovarsi nella più misera regione del Paese, dove la disoccupazione si è inserita nelle generazioni prima che nel resto della Germania. Che amara ironia! Dove la gente non ha nulla salvo che una bancarotta di cooperative di cui non sarà mai padrona. Bhè, forse è proprio QUESTO il posto magico per un visionario ("Rette mich!", l'ultima canzone che scala le classifiche). Kaulitz ha senza dubbio il gene del Messia. Dove le altre (hip-hop-) star parlano di grana, enormi limousine, belle gnocche e ancora più succulenti contratti discografici, lui [parla] delle masse. Vuole farle felici. Loro e Nena. Cantano otto encore. E' da tanto che suonano tutte le 13 canzoni del loro CD: hanno di fatto ripetuto il concerto una volta, due volte. Non sudano, non come Joe Cocker sul palco, il microfono in una presa mortale. Hanno le forze per due, tre, tanti concerti. E non solo per quelli. E' la pioggia a fermarli, l'assicurato temporale estivo. L'occasione perfetta per suonare "Durch den Monsun" per la terza volta, sotto lampi e tuoni, questa volta in una versione lunga 10 minuti. E poi la fine in un faro di giubilo illimitato.
Una band tedesca, senza alcun dubbio. Poi si sgombra il campo. Diecimila persone si muovono in moto circolare - come le masse di pellegrini nelle file attorno alla Kabaa - per uscire. Le ragazze urlano ancora. Ancora forte. Si fa sempre più inospitale e bagnato. Ma questa è una situazione da open air, a cui le fan dei Tokio Hotel devono essere ormai abituate. I concerti in sale chiuse probabilmente in futuro non si faranno più. Ora le urla superano i limiti di decibel consentiti dalla legge (in realtà, stabiliti per gli amplificatori).

Intervista con i TOKIO HOTEL / Vögelsen presso Lüneburg, agosto 2006

SPIEGEL: Venerdì mattina alle 9:00 esce nei negozi di musica "Der letzte Tag". Arriverà alla #1 anche questa?
Tom
: Lo sapremo forse da martedì. Ma dovremmo arrivarci la seconda settimana.

SPIEGEL: Cosa significa per voi questo CD?
Tom
: E' una riflessione sullo scorso anno. Sulla stesura delle canzoni, sull'assalto dei media, la solitudine a cui a quel punto ci si rivolge.

SPIEGEL: Com'è allora la musica stavolta?
Tom
: Malinconica, piena di chitarra... un po' in stile Nirvana forse. Ma naturalmente non si può dire che siano dei pezzi sacri. Sono delle istantanee.

SPIEGEL: I Tokio Hotel sono il primo autentico movimento giovanile del decennio, quindi la risposta alle cosiddette band da casting?
Bill
: Neppure noi siamo fan delle band da casting. Per noi è sempre stato importante rimanere in questa formazione e fare le cose che vogliamo.

SPIEGEL: Gli ultimi anni ci hanno rifilato band di questo tipo. Vecchi come Dieter Bohlen scrivono i testi, altri compongono la musica, altri ancora si inventano "Deutschland sucht den Superstar" e altri i cosiddetti casting-show. Vi schifa questo?
Bill
: In realtà trovo triste quello che è successo in questo campo. Al giorno d'oggi è molto difficile trovare le persone giuste e ai casting ci sono moltissimi artisti che lavorano effettivamente in modo autentico, che forse hanno una band oppure molto talento. Ma forse non vedono altra possibilità se non quella di partecipare ad un casting. Eravamo una band di Magdeburgo e nemmeno noi sapevamo come sarebbe andata, ma ci siamo trovati al posto giusto e al momento giusto e abbiamo incontrato i nostri produttori. Ma la probabilità che succeda una cosa simile è più che bassa.
Tom: Voglio dire una cosa: ci si può portare avanti e mandare delle demo a delle case discografiche, ma non serve a niente. Non raggiungono mai le persone giuste, vengono intercettate prima e probabilmente gettate via dopo qualche settimana.

SPIEGEL: In realtà la scena musicale tedesca al momento è molto dinamica... Wir sind Helden, Silbermond, Juli e così via. Si ha come la sensazione che ci sia un settore [della musica] funzionante, un mercato, un meccanismo che regoli tutto, a cui possa accedere la gente che ha talento - dal basso, al mezzo, fino al top [della scala sociale]. Questo avreste potuto farlo anche voi oppure no? Cioè, [ce l'avreste fatta anche] senza avere la grande fortuna di "essere scoperti"?
Bill
: Molte band tedesche ora hanno la possibilità di farsi notare, il momento è favorevole perchè naturalmente ora c'è richiesta. E' chiaro che se una band dà buoni risultati le case discografiche ne cercano altre e questo per molti altri artisti che vogliono emergere significa avere la possibilità di ottenere i giusti contatti. E' da sei anni che suoniamo insieme e quando abbiamo cominciato ci esibivamo già in molti piccoli locali. Ma lì di fatto non c'era un produttore o qualcuno di una casa discografica che dicesse: "Voglio avere te!". E' stato un colpo di fortuna che quella sera ci fosse proprio questo produttore. E noi siamo molto grati per quello che è successo. E' stato più che incredibile e non ci avremmo mai contato.

SPIEGEL: Come sarebbero state le cose se foste andati a Berlino circa un anno dopo?
Georg
: Sarebbe stato difficile. Eravamo ancora tutti decisamente giovani e già trovavamo fantastico che i nostri genitori ci accompagnassero in macchina per Magdeburgo - anche questo non è così scontato. E' incredibilmente difficile riuscire a fare una prima esibizione a Berlino.
Bill: Sì, senza contatti è davvero difficile. Ci sono veramente tantissime band. Ci basti ricordare in quanti musicisti ci siamo imbattuti a Magdeburgo, tutti quelli che hanno suonato prima e dopo di noi. C'era tantissima gente di talento che si scriveva canzoni e che si esibiva da anni, ma di fatto non aveva alcun contatto.

SPIEGEL: Ma comunque voi siete qualcosa di speciale...
Tom
: Sì, forse. Il produttore ha voluto fare qualcosa con noi e non con le altre 30 band che si sono esibite insieme a noi.

SPIEGEL: Può anche essere dovuto al vostro profilo o al vostro programma - proprio questa aderenza al Giappone - che è tuttora qualcosa di molto innovativo e di inusuale o al fatto che la solita e consolidata scena indie non vi avrebbe minimamente considerati?
Bill
: E' sicuramente così. Siamo sempre stati diversi dalle altre band. Ci siamo sempre distinti. Questo è forse uno dei motivi per cui ce l'abbiamo fatta.

SPIEGEL: Avete dei contatti personali con star del panorama tedesco come Judith Holofernes, Jochen Diestelmeier, Bernd Begemann?
Tom
: Bill va molto d'accordo con Judith. Se Bill e Judith si incontrano per caso da qualche parte, magari ad una di queste premiazioni come gli 'Echo', stanno insieme, scherzano e ridono per ore, eccetera.

SPIEGEL: Ed ora cosa pensate quando nelle riviste venite sempre paragonati a questa band ripugnante, gli "US5"?
Tom
: L’associazione probabilmente è più legata al successo che alla musica.

SPIEGEL: A livello personale, com'è il vostro rapporto con le band da casting? Per voi sono dei musicisti? O avete un certo senso di superiorità?
Georg
: Non direi musicisti. Sono interpreti.
Tom: Sì, sono piuttosto degli interpreti... Sono un prodotto, per così dire, sono stati creati. Hanno tutti i pezzi già scritti, vanno sul palco e devono presentarli.

SPIEGEL: Nella musica c'è una soglia per cui secondo voi si tocca il fondo e per cui vi dite: "Mi fa troppo schifo, non riesco ad ascoltarla"?
Bill
: Per esempio, qualcosa che io in privato non riesco proprio a sentire nè a cominciare ad ascoltare è la techno e la house. Non hanno emozioni e non sono autentiche. Per me è così - ma parlo per me.
Tom: Sì, per la techno la penso anch'io così, su questo ci troviamo tutti d'accordo.

SPIEGEL: Qual è stata la prima canzone che vi è rimasta impressa da bambini o che vi ha colpito?
Bill
: Per me è stata "99 Luftballons" di Nena. Sono ancora un fan di Nena, sin da quando avevo sei anni. L'ho vista per la prima volta in quella occasione e poco tempo dopo ho iniziato a scrivere delle canzoni con Tom e a suonare la chitarra. I suoi testi e le sue composizioni in tedesco erano effettivamente belli e lei mi piaceva anche come persona.
Tom: Io non ascolto Nena. E' da molti anni che ascolto solo hip-hop, hip-hop tedesco, per esempio Samy Deluxe. Naturalmente non mi piace quando serve solo per mettere in mostra quanti soldi e quante donne si hanno: trovo che sia una cosa alquanto primitiva. Ma Samy Deluxe è qualcuno nei cui testi riesco molto ad identificarmi.
Georg: Io sono cresciuto con i Beatles e i Rolling Stones. Ma sono probabilmente l'ultimo che può dire una cosa del genere (ride). D'altra parte ero ancora piuttosto piccolo quando c'è stato il "Bridges to Babylon-Tour" dei Rolling Stones. Sono stato al concerto a Leipzig e me li ricordo benissimo volare sopra la gente con un elicottero e poi atterrare dietro il palco. E' stato un concerto magnifico.

SPIEGEL: Come fate a congiungere input e output? C'è un elemento di coesione tra la musica che ascoltate e la musica che scrivete?
Bill
: Credo che ci venga automatico. Perchè ascoltiamo tutti musica completamente diversa e siamo diversissimi, [la musica] si mischia in modo automatico e inconsapevole. Ad ogni modo, sappiamo sempre con assoluta certezza quello che vogliamo fare.

SPIEGEL: Come scrivete le vostre canzoni? Prima i testi o prima la musica?
Bill
: Anche questo cambia. I ragazzi scrivono sempre la musica ed io i testi e a volte, quando hanno già trovato un riff, scrivo io un testo che ritengo adatto. Oppure ne ho già scritto uno e ho una melodia in testa, allora i ragazzi scrivono la musica.

SPIEGEL: Avete un'esibizione dietro l'altra. Non c'è un limite superato il quale non avete più voglia di suonare?
Georg
: Per le esibizioni live non c'è alcun limite.
Bill: Presto terremo il nostro concerto più grande a Gelsenkirchen e suoneremo davanti a 18.000 persone. Sarà davvero bello e la troviamo già una cosa fantastica!

SPIEGEL: Vi piace la Germania?
Tom
: Siamo cresciuti qui, è il nostro Paese natale e naturalmente sentiamo un legame con essa.

SPIEGEL: Cosa dite, per esempio, dell'antitesi tra Est e Ovest?
Georg
: Non è una questione a cui in genere ci interessiamo.
Bill: Non siamo nemmeno cresciuti nella DDR.
Georg: E' successo tutto prima che noi nascessimo.
Gustav: Forse non abbiamo tante banane quanto i tedeschi dell'Ovest...

SPIEGEL: Non dite mai che siete di Magdeburgo?
Georg
: La maggior parte della gente non sa nemmeno dove sia Magdeburgo.

SPIEGEL: Leggete i giornali? Quotidiani o altro?
Tom
: Sì, si leggono ogni tanto la mattina a colazione.

SPIEGEL: La tua opinione su Angela Merkel?
Georg
: Bhè, se la nostra cancelliera viene dalla Germania dell'Est, allora noi [dell'Est] non siamo poi tanto indietro.

SPIEGEL: Che cosa vi fa venire in mente la parola chiave "neonazista"?
Tom
: Noi, in quanto giovani, ne discutiamo sicuramente. Abbiamo iniziato a parlarne già a scuola; lì c'era già come tema di discussione anche la questione sinistra/destra. Naturalmente non ci piace la "destra".
Bill: E' anzi sbalorditivo e triste vedere quante persone vivano fuori dal mondo e abbiano delle opinioni terrificanti.
Tom: Forse è a causa di una cattiva educazione da parte dei genitori, forse sono in contatto con le persone sbagliate. I giovani sono estremamente influenzabili e se uno è giovane e non riceve abbastanza attenzione può forse finire in poco tempo nel circolo sbagliato.
Georg: Sì, ma prima o poi si deve pure capirlo. Si legge il giornale e si guarda la televisione. Prima o poi bisogna riflettere su queste cose.
Bill: Ad ogni modo, non capisco queste persone. Non ho compassione nè comprensione. Bhè, forse un po' di compassione perchè quella ce l'ho per OGNI persona, ma non comprensione.

SPIEGEL: La cultura dei video musicali sta tramontando; voglio sapere cosa ne pensate.
Bill
: Mi viene da piangere se ci penso! Ovunque non si vede altro che pubblicità di suonerie e questa trasmissione "Dismissed". Non dovrebbero trasmetterle su MTV: che le facciano vedere su RTL, ma non su MTV. Penso che dovrebbe esserci un canale che trasmetta esclusivamente musica. E queste pubblicità di suonerie le trovo insopportabili, sarebbero da proibire, dico sul serio.

SPIEGEL: In realtà non ci sono più soldi per produrre questi costosi video. Come si gestiscono queste cose con la casa discografica?
Bill
: Sappiamo che scarseggiano i soldi per i video e così via; investiamo sempre anche noi insieme alla casa discografica. Cerchiamo sempre di fare un video, qualunque sia il costo.

SPIEGEL: Naturalmente Spiegel vuole sapere cosa rappresentate voi come band a livello sociologico, quale parte della gioventù per qualche ragione si identifica con voi. Perchè adesso i fan dei Tokio Hotel sono completamente diversi da quelli - per esempio - della Kelly Family? Cosa significano le stampe che avete sulle vostre magliette, i gioielli, tutto quanto l'aspetto esteriore?
Bill
: Da quanto ricordi, ho sempre fatto cose che attirassero l'attenzione e provocassero. Il modo in cui porto i miei capelli o mi vesto esprime la mia personalità. Dipende dal mio umore al mattino, non sono in grado di predire cosa indosserò o se domani, per esempio, mi raperò a zero.

SPIEGEL: Cosa dite e fate [dato che] avete un pubblico di fan molto giovane che ha poco più di dieci anni?
Bill
: Bhè, sappiamo che, con il nostro lavoro, siamo dei modelli per molte persone, che molti giovani guardano a noi e si identificano con i nostri testi; comunque non abbiamo l'impressione di essere dei cattivi modelli nè che qualcuno si precluda la propria vita per quello che facciamo noi.

SPIEGEL: Credo che i giovani che vi seguano siano in qualche modo diversi da quelli che c'erano in passato, per esempio al tempo dei Beatles. La domanda è solo questa: in che modo sono diversi?
Georg
: Non si drogano.
Bill: Bhè, quando facciamo testi come "Schrei", allora miriamo a qualcosa e vogliamo che i nostri fan si immedesimino. Abbiamo ricevuto già tantissime lettere da fan riconoscenti che, da quando conoscono le canzoni, vivono con una maggiore sicurezza in se stessi. Forse da questo punto di vista siamo dei modelli che suscitano qualcosa e la gente si sente diversa quando ci ascolta.
Tom: Questi sono ragazzi che non fanno quello che viene loro detto, non si lasciano mettere da parte, ma capiscono quale strada prendere.

SPIEGEL: E forse sono anche dei ragazzi che sono cresciuti da madri single, che vengono da famiglie di divorziati e si sentono capiti quando ascoltano i Tokio Hotel?
Bill
(con molta più calma, riflessivo): Questo è un argomento che abbiamo affrontato nell'ultimo album. La canzone s'intitola "Gegen meinen Willen".
Tom: E' un tema su cui pensare per molti fan: ascoltano la canzone e questa li aiuta.

SPIEGEL: Qual è stato il giorno peggiore della vostra vita? La più grande disgrazia?
Bill
: Non necessariamente il peggiore, ma comunque un bruttissimo giorno: quando i miei genitori si sono separati. E' difficile da capire quando si è così giovani, a sei anni.
Tom: Sì, è stata così anche per me, ma per quanto mi riguarda ci sono stati anche dei momenti in cui a scuola non mi sentivo capito, momenti in cui offendevo gli insegnanti. E questo era decisamente brutto. Io e Bill abbiamo sempre avuto molta libertà, siamo stati educati - potremmo dire - a dire molto apertamente quello che pensiamo e, per questo motivo, ovviamente, abbiamo incontrato una forte resistenza.
Bill: Abbiamo sempre avuto i nostri spazi: io andavo in giro come volevo, già a dieci anni potevo tingermi i capelli. Nostra madre ci ha sempre dato questi spazi.
Tom: Perchè un ragazzo non dovrebbe tingersi i capelli di blu se lo vuole? Si può sempre cambiare, almeno fino a che non si può più - per il lavoro, per esempio. Ma è importante che i genitori mostrino la strada ai loro figli e li tengano d'occhio. E se vedono che il bambino se la cava da solo e fa già le sue cose, allora si dovrebbe dargli lo spazio necessario senza farsi problemi.
Georg: Credo che i genitori debbano lasciargli spazio soprattutto per permettergli di fare i propri errori perchè solo dagli sbagli si impara.

SPIEGEL: Bill, hai partecipato a Star Search. Come ci sei arrivato?
Tom
: Eravamo seduti sul divano e in quel momento è passata in TV la pubblicità del casting show a cui potevano iscriversi ragazzi sotto i 16 anni. Tra me e Bill in quel periodo c'era una scommessa e abbiamo deciso che chi perdeva si doveva iscrivere.
Bill: Ad ogni modo abbiamo scommesso e io ho perso, come si è visto. Dovevo fare un'esibizione e per me è stato molto imbarazzante. Ad oggi non l'ho mai rivista e la partecipazione [al programma], con il senno di poi, non mi è stata utile. Nessuno mi ha scoperto, nessuno si è fatto sentire. Anche il tentativo di inserirmi tra i ragazzi non ha funzionato.

SPIEGEL: Ora devo farvi una domanda di Bravo...
Georg
: ...Non abbiamo la ragazza!
SPIEGEL: Però le ragazze devono aver giocato un qualche ruolo nella storia della band.
Bill
: La band viene sempre al primo posto, quindi naturalmente abbiamo poco tempo. Per me è sempre stato così. Sono sempre stato sicuro di voler far musica ed è a quella che rivolgevo tutta la mia concentrazione. In essa investo tutto: tutto il mio tempo e le mie energie. Naturalmente abbiamo avuto delle ragazze ed è stata una bella esperienza, ma ad un certo punto diventava sempre un problema. Avevamo sempre meno tempo.
Tom: Stavamo in un giro di maschi.
Georg: Era il nostro personalissimo mondo...
Bill: ...A cui nessuno aveva accesso.

SPIEGEL: Però siete interessati alle ragazze?
Tom
: E' una cosa che va da sè. Bill ha già anche avuto delle ragazze fisse. Ma siamo estremamente diversi nel nostro modo di fare. Io non sono avverso ad un’avventura, mentre Bill non farebbe mai una cosa del genere.
Bill: Io sto aspettando il grande amore.
Tom: Non potete nemmeno immaginare quanto Bill ne sia convinto.

SPIEGEL: Preferisce parlare con l'autista del tour-bus piuttosto che con una bella groupie?
Bill
: Oh, no, no! Ovvio che parlo con la ragazza! Ma deve essere un incontro segnato dal destino per diventare qualcosa di più.

SPIEGEL: E le droghe?
Tom
: Su quello siamo ancora più irremovibili. Per noi è al di là di ogni possibile immaginazione.

SPIEGEL: Ma le popstar assumono droghe.
Tom
: Può essere che debbano. Forse in futuro arriveremo a farci l'abitudine. Ma ora è davvero l'ultima cosa a cui potremmo pensare. Quella merda!

SPIEGEL: A proposito di futuro: cosa dovrebbe succedervi nei prossimi cinque anni che vi faccia dire: "E' la cosa migliore in assoluto"?
Tom
: Più album, più concerti. Se tutto continua ad andare avanti così, allora non ci potrà essere nulla di più perfetto. Abbiamo degli album sul mercato, le vendite vanno bene, la gente si interessa a noi, molti giornali scrivono su di noi, abbiamo tanti fan e siamo in grado di tenere dei grandissimi concerti.

SPIEGEL: Avete mai considerato di porre fine al progetto con la vostra band?
Bill, Georg
: Mai!
Tom: No, mai. E' una cosa che potremmo fare in qualsiasi momento. Potremmo dire: "Non voglio più continuare..."
Bill: ...Ma non ci poniamo nemmeno la domanda. E' l’ultima cosa che pensiamo. Abbiamo ancora molto in programma. Vogliamo scrivere tanto, fare esperienze e divertirci mentre giriamo per il mondo.
Gustav: E alla fine dobbiamo ancora andare a Tokyo.
Tom: Prova a richiedercelo tra cinque anni.
 
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